La tradizione orale ci riserva tante sorprese,se solo si ha la capacità di ascoltare gli anziani, unici ed ultimi consegnatari di quest’antico sapere.
In un tempo in cui la vita era fatta di duro lavoro e di sacrifici si aveva la necessità di evadere con la mente, così mentre si era impegnati a mietere il grano a mano, o quando le donne si recavano al fiume a lavare i panni, spesso si trovava ristoro nell’antica arte del canto, che unita alla poesia popolare, ha visto nascere tanti muttettus, che trattavano i più disparati argomenti, ma sempre legati a momenti di vita quotidiana.
In un tempo in cui la vita era fatta di duro lavoro e di sacrifici si aveva la necessità di evadere con la mente, così mentre si era impegnati a mietere il grano a mano, o quando le donne si recavano al fiume a lavare i panni, spesso si trovava ristoro nell’antica arte del canto, che unita alla poesia popolare, ha visto nascere tanti muttettus, che trattavano i più disparati argomenti, ma sempre legati a momenti di vita quotidiana.
Gli argomenti preferiti dalle donne erano chiaramente quelli legati al matrimonio e più in generale all’amore.
Oggigiorno è difficile sentire qualcuno cantare vecchi muttettus, anche se capita che in occasione delle feste popolari, complici la generale euforia e qualche bicchiere di vino in più, qualcuno si lasci andare e trascinato dal suono di una fisarmonica, ripeta a memoria ciò che ha sentito per la prima volta tanti anni addietro.
Ormai la civiltà ha cancellato quasi tutti quei momenti di vita comune che permettevano di sentire, ad un viandante che si trovasse a passare nei pressi di un fiume, tante donne che cantavano, nonostante la fatica, di amori sognati, vicini o lontani.
Si potrebbe dire che la lavatrice e la mietitrebbia, per fare solo due esempi, hanno ucciso is muttettus, come la televisione ha ucciso “is contus de sa zimminera”.
Così spetta a noi tutti impedire che questi racconti, nati tanti anni fa e spesso tramandati di generazione in generazione, facenti parte della migliore tradizione orale, vadano perduti per sempre. Spetta a noi giovani raccoglierli e farli conoscere, scriverli e quindi preservarli dalla fine certa cui andrebbero incontro se lasciati ad un’ipotetica trasmissione orale.
Spesso accade che si tralasci qualcosa perché si pensa che sia “brutto”, superato, poco interessante, poi si cresce, culturalmente, e allora ci si accorge delle occasioni perdute, qualche volta si è ancora in tempo per rimediare, ma sempre più spesso, il depositario di un’antica conoscenza non è più tra noi e così pure quell’antica conoscenza.
In una società basata sulla pastorizia e sull’agricoltura, erano in pochi ad aver studiato e ad essere capaci di leggere per apprendere le nozioni occorrenti per la vita quotidiana, quindi tutti gli insegnamenti avvenivano oralmente, per mezzo di proverbi, racconti, muttettus…Normalmente is muttettus erano preceduti da una cantilena senza alcun senso se non quello di sincronizzare il canto di tutto il gruppo, una di queste suonava più o meno così:
"anninnirannai andirennari anninnirannai"
Ecco un tipico breve esempio di muttettu cantato dalle ragazze quando una di loro si innamorava di un ragazzo di Mandas, paese confinante.
Su campanilli e Mandas
Potta campana a tresi
Su campanilli e Mandas
In su coru miu sei
Insuggillau e non d’andasa
Potta campana a tresi
Insuggillau e non d’andasa
Potta campana a tresi.
Al termine de su muttettu veniva nuovamente ripetuta la cantilena iniziale.
Il tema della solitudine della donna, abbandonata per lunghi periodi a causa del lavoro del pastore, e quello della ricerca dell’uomo da sposare sono testimoniati in quest’altro muttettu:
pastori furria a cottica ses pastori sollu
pastori furria a cotti
po mi donai consollu
n’di torristi sanu e fotti ca ses pastori sollu
n’di torristi sanu e fotti
po mi donai consollu
mamma ponghidi sa mesa
e ponghidi unu coccoi
mamma ponghidi sa mesa
is piccioccus di oi non teninti firmesa
ponghidi unu coccoi
ponghidi unu coccoi
non teninti firmesa
is piccioccus di oi
su muccadori e seda
du spraxiu in s’enna ‘e s’ottu
su muccadori ‘e seda
si passa su piccioccu
e di naru bonassera
du spraxiu in s’enna ‘e s’ottu
di naru bonassera
si passa su piccioccu.
Al di là del significato più o meno importante delle parole, si deve considerare che spesse volte, vecchi muttettus contengono, immutate, parole oramai in disuso, sono quindi testimoni della evoluzione della lingua sarda del luogo di provenienza.
Io penso che is muttettus abbiano diritto ad un posto nei nostri ricordi, assieme alle favole e ai proverbi, per un motivo più semplice ma altrettanto importante e cioè perché ci ricordano una parte della nostra vita, quella legata alla fanciullezza e ai nostri nonni che ci coccolavano e ci viziavano e che tanti ricordi hanno lasciato prima della loro scomparsa.
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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